Riusciamo ad essere davvero presenti quando passiamo del tempo con i nostri figli o siamo continuamente tirati via da notifiche, messaggi e email urgenti?

Uno dei pezzi che più ho apprezzato leggendo il libro “IRULES” è stata la parte nella quale l’autrice, da mamma, affronta questa sfida.

Perché diciamolo è davvero una sfida: rimanere ancorati al momento presente che stiamo vivendo, magari noioso, faticoso, sfidante, snervante, stressante, tentati compulsivamente di rifugiarci almeno per 5 minuti sul nostro smartphone. Salvo poi accorgersi che sono passati più di 5 minuti e sentirsi irrimediabilmente sommersi e in preda ai sensi di colpa. Se questa situazione non ti è nuova, voglio solo dirti che non succede solo a te, ma che ci sono alcune “pratiche” che possono essere utili per cambiare via.

L’ingegneria dell’attenzione

La tecnologia ha invaso la nostra vita e ci caschiamo tutti continuamente, anche quando non è indispensabile. O almeno a me succede spesso di cascarci, come anche racconta l’autrice. Non appena ho un minuto di tregua in ufficio o a casa, mentre aspetto la metro o in altre situazioni quotidiane. Jane, l’autrice di IRULES, descrive benissimo questo stato di cose in questa pagina del suo libro:

La tecnologia è diventata un passatempo per molti di noi, un pretesto per riempire i momenti di inattività e noia, ma cosa ci perdiamo? Qual è il prezzo inconsapevole che ci troviamo a pagare? Quanto questo sistema così potente ci svia ogni giorno dall’essere davvero presenti con la realtà e le persone che abbiamo intorno a noi?

Per capire quanto ne siamo dipendenti basta fare qualche piccola prova, come per esempio “provare a lasciare il telefono spento in borsa mentre si sbrigano alcune commissioni oppure metterlo via mentre si prepara la cena.” Probabilmente accadrà che ne sentirete la mancanza in modo sorprendente, ma sbarazzandosi di questa dipendenza lascerete uno spazio libero ai vostri pensieri e a chi avete di fronte, senza contare che darete un grandissimo esempio ai vostri figli.

Semplificare il nostro utilizzo delle tecnologie

Semplificare il nostro utilizzo delle tecnologie è una scelta consapevole che possiamo fare e rifare ogni giorno. E che può migliorare la nostra vita e renderci più consapevoli del nostro utilizzo e della potenza di questi mezzi, progettati per tenerci sempre più incollati agli schermi. Ma cosa significa semplificare?

Per esempio darsi un obiettivo quando prendiamo in mano il nostro smartphone. Invece che sbloccarlo in modo compulsivo senza averne una reale necessità, possiamo scegliere quando sbloccarlo e per quale finalità. Si può fissare un certo slot orario per guardare le mail e rispondere ai vari messaggi, per esempio la mattina e dopo pranzo. Oppure decidere alcuni orari e giorni in cui utilizzare un certo social media, pubblicare dei contenuti o leggere e consumare dei contenuti, dandosi un tempo di utilizzo o impostandolo direttamente sull’App.

Togliere tutte le notifiche o almeno silenziarle può aiutare in questo obiettivo, senza contare tutti i vantaggi nel non frammentare la nostra già debole attenzione con continue interruzioni da ciò che stiamo facendo.

Togliere le notifiche è qualcosa che vi consiglio almeno di provare a fare. Si prova una sensazione strana soprattutto all’inizio: sarete voi a decidere quando aprire la porta a WhatsApp piuttosto che alle mail o ai social. Non è detto che sia semplice o fattibile per tutti: io personalmente non tornerei più indietro (ossia non metterei più le notifiche) e trovo la cosa davvero liberante.

Essere davvero presenti: allearsi con i propri figli

Avere dei figli può essere, come in molti altri ambiti, una occasione in più per educarsi e quindi educare. Vi invito a provare e sperimentare momenti con i bambini e ragazzi di condivisione senza che abbiate con voi uno smartphone. Certe volte basta metterlo in borsa, altre volte serve proprio lasciarlo a casa. Non serve fare mille foto e non tutti i momenti vanno condivisi, fotografati e documentati.

Quindi, se state per uscire con i vostri figli, bambini o ragazzi che siano, lasciate il telefono in macchina o casa oppure spegnetelo e mettetelo in tasca. Provate a fare questa esperienza rivoluzionaria nella quale siete presenti “solo” lì dove siete, con chi vi trovate. Godetevi l’esperienza e rilassatevi. Lasciate spazio ai pensieri, alla conversazione o magari anche al silenzio intorno a voi.

L’autrice di IRULES ci ricorda quanto siano preziosi i momenti senza smartphone e addirittura consiglia come resistere all’impulso di fotografare e dà altri consigli slow tech.

Essere davvero presenti con i miei figli: 3 cose che mi facilitano

Lo smartphone e tutto ciò che c’è dentro sono davvero qualcosa di potente. Per questo se lasciamo al caso o al momento la sua gestione è tutto ancora più difficile. Ho imparato che alcune abitudini mi possono aiutare nel concreto ad essere più presente, in particolare con i miei figli.

Quindi ve le consegno, sperando che possano essere utili anche a voi, senza considerarle esaustive e perfette per la vita di ognuno. Sono comunque piccoli gesti che faccio da tempo, da anni e che mi sono stati d’aiuto nel quotidiano. Tre piccole abitudini che spesso cambiano le mie giornate.

1. Metto via lo smartphone silenzioso in borsa quando vado a prendere i miei figli a scuola.

Mi concentro sul loro sguardo, sulla loro persona e sulla relazione con loro. I primi momenti con loro quando escono da scuola sono preziosi, quindi faccio proprio attenzione a non comparire con gli occhi sullo smartphone. Le rare volte che arrivo in anticipo colgo l’occasione per fare due chiacchere con gli altri genitori. Talvolta con il più piccolo mi fermo davanti al suo asilo così corre e gioca con gli altri bambini. Altre volte ci fermiamo al parco a giocare. Ecco in quei momenti mi sforzo e mi impongo di non prendere in mano lo smartphone, se non con un obiettivo preciso e necessario in quel momento. Viceversa mi concentro su mio figlio, mi prendo del tempo per osservarlo, parlo con chi mi è intorno o al massimo leggo una rivista.

2. Quando siamo a casa metto lo smartphone in un posto specifico in alto.

Non lo tengo in tasca, non lo metto in bella vista sul tavolo dove si studia e non lo lascio in giro (anche perché piccole manine non lo prendano in mano senza chiedere). Questo mi aiuta a prenderlo in mano solo con un motivo preciso, a guardare i miei figli, essere presente per chi di loro avesse bisogno o dedicarmi a ciò che c’è da fare (cucinare, lavare, mettere a posto, tutte quelle piacevolissime cose che non mancano mai da fare in nessuna casa). Se mi viene voglia di condividere qualcosa del nostro quotidiano sui social mi chiedo se serva davvero per un motivo specifico o se per oggi posso semplicemente godermi l’attimo. Se non è importante o urgente non rispondo al telefono quando sono con loro, preferendo lasciare alle telefonate il tempo degli spostamenti vari o delle pause lavorative.  

3. Spengo il telefono

Spengo il telefono almeno 1 ora prima di andare a dormire e lo accendo dopo 1 ora (o più talvolta) dalla sveglia. Non è l’ultima cosa che guardo prima di dormire né la prima al mattino. I miei pensieri, il mio spazio mentale ed emotivo si può dedicare ad altro. E intanto sto comunicando questa abitudine ai miei figli che sempre stanno a guardarci e osservarci, anche quando non ce ne accorgiamo.

Essere davvero presenti é un desiderio molto forte negli ultimi tempi. Talvolta servono occasioni, pratiche e abitudini che ci aiutino a coltivare i nostri desideri perché possiamo vedere quanto questi desideri siano realizzabili. E quanto la nostra vita sia così più soddisfacente e piena.

Se avete altri suggerimenti fatemeli sapere!!

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