Le cose che non conosciamo tendono a spaventarci, ma leggere “L’età dello tsunami” con un figlio preadolescente in casa è stata davvero una sorpresa. Mi ha lasciato certa che questi anni delle scuole medie non possono che essere un’occasione per noi genitori e quindi eccomi qui a scriverne e a raccontarvi di questo libro.

I nostri ragazzi non sono più dei bambini, ma vanno ancora accompagnati. Il rapporto con loro entra in un momento unico nel quale conviene seminare con pazienza e saggezza. Questo è uno di quei libri, come molti altri, che scavano in profondità, segnano un confine e danno una direzione nuova.

Pensare di essere già pronti è da ingenui, darsi tempo per prepararsi e capire è il minimo che si possa fare.

Una questione celebrale

Inizio da uno dei punti che mi hanno maggiormente colpita di questo libro. Vi consiglio davvero di leggerlo se avete dei figli quasi preadolescenti, ossia fra gli 11 e i 13 anni.

Il punto riguarda lo sviluppo del cervello dei preadolescenti, o meglio, lo stato dello sviluppo celebrale. Oggi, infatti, grazie alle neuroscienze sappiamo cosa succede nella mente umana nelle diverse fasi dello sviluppo. Conoscenze che si svelano essenziali per comprendere meglio i meccanismi tipici di questa delicata fase.

Il cervello di un preadolescente é ancora immaturo e agisce in modo diverso da quello degli adulti. E’ più malleabile ed estremamente sensibile agli stimoli che riceve dall’ambiente e dalle relazioni con i pari e con gli adulti di riferimento. Un focus particolare va fatto sull’area dove si verificano i cambiamenti più importanti che porteranno poi al salto verso l’età adulta: la corteccia prefrontale. In questa parte anteriore del lobo frontale si può definire che abbia sede una sorta di pilota interiore. Ognuno di noi vi fa riferimento nel momento in cui deve prendere delle decisioni, riflettere, valutare i pro e i contro e individuare le strategie migliori.

“Durante le preadolescenza, quando la corteccia prefrontale non è ancora del tutto matura, il cervello si trova in balia di una sorta di iperattività della parte emotiva, che stimola la strenua ricerca di emozioni ed eccitazione, tenendo sotto scacco le decisioni del ragazzo, le motivazioni che lo portano ad agire e la sua scala delle priorità. A farne le spese è proprio la parte cognitiva, che in età adulta sarà invece in grado di porre un freno a questo dominio emotivo.”

La corteccia prefrontale arriva alla sua maturazione soltanto intorno ai 20 anni. Da quel momento il cervello maturo sarà in grado di gestire la regolazione delle emozioni, i processi decisionali, la pianificazione, l’organizzazione e le competenze pro-sociali.

L’età dello Tsunami e il ruolo della Dopamina

Spesso capita che i ragazzi – mi raccomando non chiamateli più bambini – siano inconsapevoli dei pericoli che corrono. Oppure decidano comunque di correre un pericolo perché ricevono una gratificazione immediata dalla scelta che intraprendono, senza tenere molto in conto eventuali pericoli o svantaggi. Scoprire fra queste pagine che questa propensione é legata al funzionamento del cervello mi ha stupito e tranquillizzato allo stesso tempo.

“La causa principale di questa valutazione scorretta è un neurotrasmettitore prodotto dal cervello: la dopamina.

E’ la dopamina ad avere un ruolo importante nello spingere a cercare piacere e soddisfazione. E non è finita qui, la questione è ancora un pochino più complessa:

“Secondo gli studi, durante la preadolescenza e l’adolescenza il livello di dopamina basale, ossia la quantità quotidiana in condizioni normali, risulta più basso rispetto alla altre fasi della vita. Se però il ragazzo fa qualcosa che lo eccita particolarmente, che regala sensazioni forti ed espone a un grande piacere, la produzione di dopamina si impenna in modo più esponenziale che in età adulta. (…) Questo meccanismo induce una forte sensazione di vitalità e benessere, che riduce il pensiero critico circa i rischi connessi.”

Tocca a noi

L’attività della corteccia prefrontale è quindi minore che in età adulta, ma cosa ancora più sorprendente, anche questo è utile. Incredibile, mi dico mentre leggo queste pagine. Paradossalmente questo sbilanciamento serve, si rivela utile in questa fase evolutiva. Tutta l’incoscienza, il poco senso del rischio e la fame di novità servono ai ragazzi per buttarsi nella realtà e scoprire quel soggetto nuovo che sono. La spinta che serve loro per crescere e staccarsi dal nido.

Tocca a noi però affiancare i ragazzi, vegliare su di loro “in modo costante e attento (seppure discreto e non invasivo)”. Senza sostituirsi ai ragazzi, permettendogli di fare tutti i loro tentativi con il nostro massimo coinvolgimento educativo. Tocca a noi essere gli allenatori del loro cervello in crescita affinché la parte emotiva non abbia il sopravvento.

Quindi, per esempio, se diamo loro dei compiti di cui sono responsabili è bene aiutarli a risponderne fino in fondo. Oppure ancora le discussioni si fanno interessanti: riusciamo a insegnargli ad usare la propria testa e a comprendere i meccanismi che animano la pubblicità e il marketing di cui possono essere vittime inconsapevoli? Gli aspetti sono tantissimi e questi sono solo alcuni piccoli esempi.

L’età dello Tsunami é una fase positiva

Questo il mantra che gli autori suggeriscono di ripetersi e ripetersi. L’età dello Tsunami è una fase positiva! Il fatto che siano non solo professionisti ma anche genitori di adolescenti e preadolescenti non fa che dare ulteriore credito alla loro proposta.

Negli ultimi mesi ho iniziato a vedere vari cambiamenti nel preadolescente di casa. Talvolta lo sento distante, ma il suo bisogno di affetto e di conferme rimane molto grande. Ci sono improvvisi sbalzi d’umore, un bisogno di relazioni sempre maggiore e una grande ricerca della novità. Infine un desiderio sempre maggiore di indipendenza.

Un preadolescente ha un grande bisogno di sentirsi amato, nonostante tutto e nonostante talvolta faccia tutto per rendersi insopportabile.

“Il nostro ruolo è mantenere uno sguardo amorevole”

Ecco che qui entrano in gioco proprio i genitori e gli adulti di riferimento. Oggi si può essere genitori più consapevoli e le scoperte delle neuroscienze ci vengono incontro in questo senso.

Vegliare sulla crescita di questi ragazzi spetta ancora completamente a noi e non è che l’inizio di una straordinaria avventura!

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