Ci aspetta una sfida inedita ed affascinante. E’ la sfida che riguarda l’educazione nell’era digitale e la nostra posizione di genitori. Una posizione che è tutta o quasi da costruire.

Come vogliamo porci in questa sfida?

Non possiamo permetterci di essere dei genitori dinosauri né tanto meno dei genitori ingenui, come racconta Luigi Ballerini nel suo libro Né dinosauri né ingenui, Educare i figli nell’era digitale. E’ bene prepararsi: in breve tempo avremo davanti degli adolescenti e già i bambini ci guardano e interiorizzano la nostra posizione nel mondo e le nostre abitudini. La sfida riguarda la conoscenza che abbiamo della tecnologia da un punto di vista educativo: siamo pronti a metterci in gioco?

Una sfida inedita

E’ la prima volta che ci troviamo davanti a questa sfida. In questa epoca di cambiamento non c’è nessuno a cui guardare o da cui trarre ispirazione che ci sia passato prima di noi. Nessuno che possa dire con certezza cosa sia meglio fare o come sia meglio muoversi sulla base di una comprovata esperienza. Nessuna pratica consolidata o tradizione che apra la strada: nessuno da seguire che sia già passato attraverso questa sfida. Con la vita frenetica di oggi il rischio è di non fermarsi a riflettere su questo: ci è chiesto di tracciare un percorso e nessuno lo farà al posto nostro.  

Ma chi sono i dinosauri? E chi gli ingenui?

I dinosauri

I genitori dinosauri sono coloro che guardano la tecnologia con sospetto, ne sottolineano solo le conseguenze negative e vogliono tenere i loro figli lontani da qualsiasi tecnologia il più a lungo possibile. Il rischio maggiore è che i loro figli vivano fuori dal mondo e rimangano senza mezzi di socialità. Isolati e con il rischio di fare una overdose degli strumenti tecnologici nel momento in cui ne avranno accesso, tentati dal proibito.

Gli ingenui

I genitori ingenui sono agli antipodi dei dinosauri. Considerano solo gli aspetti positivi dell’era digitale, ne sovrastimano le potenzialità e loro stessi non ne possono fare a meno. Spesso questi genitori si ritrovano a non porre nessun limite nella concessione dei dispositivi digitali. Insomma concedono senza limiti e non vedono alcun rischio.

Nel mezzo

Naturalmente non esistono solo queste due tipologie di approccio all’educazione digitale e probabilmente la grande maggioranza si ritrova nel mezzo. L’avvento del digitale ha modificato la nostra vita e le nostre abitudini, nonché il nostro modo di comunicare e di lavorare. L’immediatezza che molti bambini e ragazzi hanno con il digitale non significa tuttavia che sappiano già tutto: lo strumento ha bisogno di una introduzione ed una educazione all’utilizzo. E non dovrebbero essere proprio i genitori a dare delle regole e a segnare i confini?

Esistono davvero i nativi digitali?

La celebre definizione dei Nativi Digitali – coniata da uno sviluppatore di videogiochi americano – farebbe intendere che i bambini e i ragazzi di oggi siano dei geni dell’informatica, senza alcun bisogno di essere educati. In effetti è sotto gli occhi di tutti la familiarità e la confidenza che i ragazzi hanno con gli strumenti tecnologici, come Tablet e SmartPhone. Ma siamo sicuri che questo basti? Non si è creato il mito dei nativi digitali?

Questa loro propensione non significa che conoscano il web e che sappiano come comportarsi: per esempio come selezionare informazioni attendibili o come relazionarsi tramite questi strumenti o ancora che limiti è bene porsi.

Come sostenerli?

Giustamente ci si focalizza maggiormente sul quanto debba essere usato uno strumento, a cominciare dal tablet, passando dagli schermi dei video giochi, per arrivare allo smartphone. Ma non ci si dovrebbe invece focalizzare di più sul COME? La posta in gioco è piuttosto alta come ci ricorda Ballerini:

“La questione in gioco è molto più ampia e anche interessante che la semplice limitazione, magari necessaria, degli strumenti digitali e dell’accesso alla rete. La questione in gioco è come sostenere la crescita dei più giovani, il loro passaggio dall’inesperienza alla maturità, non solo anagrafica.”

La sfida si riapre su di noi: che approccio abbiamo al digitale? Quali competenze possiamo mettere a loro servizio? Quanto abbiamo da imparare e quanto siamo disposti a farlo? Che cosa gli trasmettiamo con la nostra vita? Loro ci guardano e assorbono: assorbono quanto e come usiamo questi strumenti, se li padroneggiamo o se ne siamo completamente dipendenti. Se possiamo farne a meno e se decidiamo di farne a meno in qualche momento della giornata. Quali sono le regole che ci diamo e cosa siamo pronti a fare?

Accompagnare i figli nell’era digitale

La famiglia non può che essere la protagonista in questo ambito, senza aspettarsi che siano altri a dover prevalere.

L’educazione non è solo andare a scuola. Tutto educa e tutti educano. Possiamo accompagnarli anche in questo, dobbiamo però metterci a studiare, cercare di capire, documentarci e provare a dare delle regole anche in questo ambito. Anche la banale App di WhatsApp richiede qualche conoscenza e soprattutto regola di buon senso per essere utilizzata.

La sfida inizia da noi: qual è il nostro approccio al digitale? Cosa vogliamo comunicare quando usiamo WhatsApp o i Social Media? Come usiamo questi strumenti? Siamo pronti a metterci in gioco?

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