Non abbiamo tempo e la vita è sempre intensa, ma forse è il caso di fermarsi e leggere alcuni documenti (fra i tanti) a tema social media e minori: le ricerche parlano ormai abbastanza chiaramente.
I fatti di cronaca legati a un utilizzo smoderato ed eccessivo dei social ci mettono davanti alle conseguenze estreme che si possono verificare. Questi fatti non possono che interrogarci in modo profondo: occorre cambiare qualcosa nel nostro approccio al digitale? Cosa fare a cominciare dall’educazione digitale che si può o meno favorire in famiglia e a scuola?
Social Media e Minori: le ricerche ci parlano chiaramente
Recentemente sono stati pubblicati diversi importanti documenti in particolare negli Stati Uniti, in questo post se ne vuole approfondire uno in particolare. Si tratta del “Social Media and Youth Mental Health” a cura del Surgeon General Vivek Murthy, capo dell’Ufficio per la Salute Pubblica degli Stati Uniti.
Il testo è “una dichiarazione pubblica che richiama l’attenzione del popolo americano su un problema urgente di salute pubblica e fornisce raccomandazioni su come affrontarlo”. Non solo dati allarmanti quindi, ma anche suggerimenti pratici da prendere in considerazione.
Nel documento sono riassunti diversi punti di attenzione riguardo all’utilizzo dei social media da parte di bambini e adolescenti. Sono poi accennati anche i benefici e al suo interno sono presenti innumerevoli link a ricerche specifiche effettuate negli ultimi anni (per chi volesse approfondire ulteriormente).
Si inizia con una fotografia della situazione che ci dice che i social sono quasi universali. Infatti, il 95% dei giovani di età compresa tra i 13 e i 17 anni dichiara di utilizzare una piattaforma di social media, e più del 30% la usa “quasi costantemente”.
Inoltre quasi il 40% dei bambini di età compresa tra gli 8 e i 12 anni utilizza i social media, nonostante l’età minima per farlo sia fissata a 13 anni.
L’influenza dei social media sulla salute mentale dei giovani è legata a diversi fattori complessi che includono:
- quanto tempo i ragazzi adolescenti spendono sulle piattaforme
- il tipo di contenuti che consumano
- la tipologia di attività previste
- le interazioni permesse da quel dato social media
- il grado di incidenza sul sonno e sulle attività fisiche.
Tutti fattori a cui prestare particolare attenzione, da osservare costantemente nei nostri ragazzi e che possono fare la differenza in un utilizzo sano e consapevole dei dispositivi.
Social Media e Minori: quale benessere?
Il documento elenca diversi risultati di ricerche sul rapporto tra uso dei social media e benessere fisico e psicologico degli adolescenti. Ne emerge come l’uso dei social media sia spesso collegato a una diminuzione della soddisfazione di vita in alcune fasi dello sviluppo, in particolare per le ragazze nella fascia 11-13 anni e per i ragazzi di 14-15 anni.
Tutta questa fretta di far accedere i minori ai social meriterebbe forse una pausa di riflessione in merito proprio alla delicatezza di questa fase evolutiva.
I possibili rischi sono collegati a un uso eccessivo dei social media in termini di tempo (la media negli Usa è di 3 ore e mezza al giorno) e alla facile esposizione a contenuti inadatti, estremi e inappropriati. Ecco perché l’accompagnamento e la supervisione degli adulti nell’utilizzo dei dispositivi e nell’accesso alle piattaforme è così importante.
Lo studio comunque evidenzia anche gli aspetti positivi dell’utilizzo dei social. Sottolinea la possibilità di connessione sociale, la maggiore facilità nella ricerca di aiuto e nella possibilità di condivisione di situazioni di disagio. Infine valorizza la possibilità di avere conferme nella propria ricerca identitaria. Una conferma che non esistono solo i rischi, ma ci possono essere anche dei benefici che andrebbero valorizzati e promossi.
Le ricerche ci parlano chiaramente: le raccomandazioni
Nell’ambito dei social media e minori le ricerche ci parlano chiaramente e ci spingono anche all’azione. Questo documento del capo dell’Ufficio per la salute Pubblica fornisce infatti degli spunti pratici: “We must action”.
I nostri ragazzi non hanno il lusso di poter aspettare chissà quanti anni prima che sia chiaramente e maggiormente svelato l’impatto dei social media sulle loro vite e sulla loro salute fisica e mentale. Occorre fare qualcosa già adesso: la parte più interessante di questo documento riguarda proprio le raccomandazioni esposte alla fine del documento e destinate a diverse categorie di persone: politici, imprese, genitori e educatori, bambini e adolescenti e infine ricercatori.
Le raccomandazioni per i genitori
Ecco qui le principali raccomandazioni che sono proposte ai genitori in questo documento:
- Creare un “Family Media Plan”
- Creare degli spazi “Tech-free” e incoraggiare i ragazzi a coltivare relazioni “dal vivo”
- Avere un comportamento responsabile con i social media come adulti (essere un modello in questo, i ragazzi ci guardano e imparano anche dal nostro utilizzo: quale approccio abbiamo?)
- Insegnare ai bambini un utilizzo sano delle tecnologie, lasciare la porta aperta al dialogo e a del tempo da spendere insieme online per esplorare il bello del web (li accompagniamo?)
- Fare prevenzione rispetto al Cyberbullismo
- Lavorare insieme ad altri genitori per poter definire delle norme comuni e condivise per un utilizzo sano delle tecnologie, iniziando a mettersi d’accordo su alcuni punti fondamentali
Qui trovate il link al Report del General Surgeon per scaricarlo e leggerlo integralmente.
I rischi che derivano da un uso eccessivo e smoderato delle piattaforme dei social iniziano ad essere evidenti, si tratta adesso di fare un passo indietro per fermarsi a riflettere. Come favorire un reale benessere digitale, individuale e collettivo, famigliare e scolastico?
Occorre lasciarsi interrogare e aprire nuovi canali di riflessione e discussione con i diversi soggetti coinvolti: come virare verso il bello del web in modo sano e consapevole?
La sfida è poter massimizzare i benefici e poter minimizzare i rischi dei social media con l’intento di creare degli ambienti più sani e sicuri per i ragazzi: siamo pronti a questo passo come adulti educanti?